Qual è la novità che modifica la NASPI, scopriamo che cosa cambia per i lavoratori che perdono l’occupazione.
Tra le misure a favore dei lavoratori dipendenti che perdono l’occupazione uno spazio particolare spetta alla NASPI (Nuova assicurazione sociale per l’impiego). Si tratta della principale misura in questo campo che si affianca alla disoccupazione agricola e alla Dis. Coll., anche se con beneficiari diversi.
Infatti la NASPI spetta ai dipendenti con rapporto di lavoro subordinato che perdono il lavoro per motivi indipendenti dalla loro volontà. Spetta poi agli apprendisti, al personale artistico con rapporto di lavoro subordinato, ai soci di cooperative con rapporti di lavoro per le cooperative medesime. Infine spetta ai lavori del pubblico impiego con contratti a tempo determinato.
NASPI, la modifica introdotta per i requisiti
L’ultima legge di bilancio ha introdotto per la NASPI dei nuovi criteri più per il suo ottenimento. I cambiamenti riguardano essenzialmente coloro si dimettono volontariamente. I requisiti per ottenere la NASPI sono due principalmente. Trovarsi in uno stato di disoccupazione involotaria, con l’eccezione delle dimissioni per giusta causa, e avere almeno 13 settimane di contributi versati nei 48 mesi precedenti l’evento di disoccupazione.
Insomma per accedere alla NASPI conta l’ultimo lavoro svolto, mentre per chi si dimette l’indennità non è prevista. Tuttavia se si presentano dimissioni e si viene licenziati da un altro impiego successivo, la NASPI spetta perché si conteggiano anche i contributi dal lavoro da cui ci si è dimessi. Ma con la legge di bilancio un emendamento introdotto modifica questa opportunità per chi si dimette volontariamente da un contratto a tempo indeterminato e per le risoluzioni consensuali.
In caso di dimissioni volontarie difatti il conteggio delle 13 settimane di contributi si effettua sull’eventuale nuovo lavoro. Non comprende più l’occupazione precedente la disoccupazione. Nello specifico se un lavoratore interrompe per dimissioni o risoluzione consensuale nei 12 mesi precedenti la richiesta di NASPI, dovrà dimostrare di aver versato i contributi necessari a partire dal nuovo lavoro.
Quindi un dipendente che si dimette da un lavoro e poco dopo ne trova un altro da cui è licenziato presto, non ha diritto alla NASPI. Ciò perché non ha maturato il nuovo requisito contributivo (13 settimane di contributi nel nuovo lavoro dopo le dimissioni). Se il invece il dipendente che si dimette, trova un impiego nel quale versa almeno 13 settimane di contributi (circa tre mesi), avrà diritto alla NASPI in caso di licenziamento.
Forse una possibilità in più per chi si dimette, ma certo una restrizione sull’accesso alla NASPI sulla quale riflettere prima di abbandonare l’occupazione. Ricordando che con le dimissioni il periodo contributivo per l’indennità è calcolato a partire dal momento delle dimissioni o della risoluzione.