Un uomo anaffettivo si riconosce prendendo in considerazione una serie di fattori: così non avrai più dubbi.
Si inizia una relazione, nella speranza che il partner cambi. È un errore che accomuna moltissime persone e che contribuisce al sempre più frequente disfacimento dei rapporti. La dinamica che si cela dietro questa tendenza è fondamentalmente tossica, in quanto si prefigge come obiettivo quello di modificare i lati caratteriali che non ci piacciono del nostro compagno o della nostra compagna.
Come essere umano, il partner ha diritto di manifestare sia i lati più accoglienti, sia i propri difetti. Sta a noi decidere se la sua persona può far parte della nostra quotidianità a lungo termine o meno.
Partiamo dal presupposto che ciò che siamo oggi è frutto nell’interiorizzazione di quanto accaduto ieri. Prima di giudicare un essere umano per i suoi comportamenti ambigui, sarebbe opportuno imparare a conoscerlo per identificarne l’origine. Questo non significa che dobbiamo diventare zerbino delle paturnie altrui, bensì cullarci in una comprensione che aiuta noi in primis a non prendere sul personale risposte negative e distaccate. Si tratta del nostro benessere, più che del loro.
Una volta chiarito questo punto fondamentale, entriamo nel merito di quella che è l’anaffettività. “Veniamo al mondo nell’amore e siamo circondati dall’affetto sin dal primo istante” – ha spiegato Maria Beatrice Toro, psicologa e psicoterapeuta, ma anche direttrice della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia (SCINT) – “L’amore e l’affetto ricevuti durante l’infanzia, crescendo rendono la persona fiduciosa. Più si riceve amore e più ci si sente sicuri”. E proprio in questo meccanismo risiede il problema.
L’amore e la reciprocità sono peculiarità che vanno insegnate, così come qualsiasi altro comportamento. Per cui, laddove la famiglia non palesi il buon esempio, il bambino si trasformerà in un uomo incapace (almeno in parte) di esplicitare i suoi sentimenti. È così che nasce l’uomo anaffettivo. “La relazione con i genitori si trasforma da motivo di sicurezza a fonte di paura” – prosegue Maria Beatrice Toro.
Questo tipo di figure – algide, indipendenti, distaccate, poco inclini al romanticismo e alla dolcezza – attrae molte donne che, spinte dallo spirito materno, si prefiggono come obbiettivo quello di distruggere la fantomatica corazza del cattivo ragazzo. In realtà, se inizialmente ciò stimola il loro coinvolgimento, a lungo andare può divenire motore delle loro frustrazioni. “Un partner così fa vivere a metà” – ha concluso Toro. Inoltre, conoscendo la sua indole dagli albori della relazione, non si può neppure colpevolizzare.
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