Mobbing: un fenomeno da debellare

Convegno Nazionale UIL CA

Hotel Hermitage – Galatina (le)

16 giugno 2000

 

 

Intervento dell’On. Giorgio BENVENUTO

Presidente Commissione Finanze

Presentatore Progetto di Legge sul Mobbing

 

D

ue proposte di legge al Senato e due alla Camera affrontano esplicitamente il tema delle violenze psicologiche sui rapporti di lavoro che chiamiamo mobbing. Tre sono sostanzialmente simili, quella che ha come primo firmatario me alla Camera e le altre due che al Senato hanno come primi firmatari il Sen. Tapparo e il Sen. De Luca. C’è n’è anche un’altra alla Camera che ha come primo firmatario l’On. Cicu, ma è una proposta sostanzialmente diversa perché affronta il problema delle violenze psicologiche solo dal punto di vista della sanzione penale. Alla Camera è iniziata la discussione sulla proposta di cui io sono il primo firmatario, sono state abbinate anche le altre proposte, e questa discussione è ancora in Commissione e ha dei tempi rallentati che derivano dalle note vicende politiche: elezioni regionali, referendum, situazione burrascosa tra maggioranza e opposizione.

Nella proposta presentata e che è in discussione, ci proponiamo di spiegare cos’è il mobbing, di individuare un meccanismo in base al quale si possa fare dell’azione di prevenzione e si possa fare un’azione di rimozione degli effetti quando questo fenomeno si verifica anche attraverso un meccanismo di risarcimento. Nella proposta di legge diamo questa definizione di persecuzione psicologica: sono quegli atti che si caratterizzano per in contenuto vessatorio e per le finalità persecutorie e si traducono in maltrattamenti verbali, in atteggiamenti che danneggiano la personalità del Lavoratore quali il licenziamento, le dimissioni forzate, il pregiudizio delle prospettive di progressioni di carriera, l’ingiustificata rimozione da incarichi già affidati, l’esclusione dalle comunicazioni rilevanti per lo svolgimento delle attività lavorative, la svalutazione dei risultati ottenuti. Cerchiamo, cioè, di dare una configurazione di quali sono questi elementi per avere una indicazione meno generica.

Cosa ci proponiamo? Siccome in una legge non si può definire ogni singola fattispecie, nella proposta si prevede che, una volta definito il quadro legislativo, il Ministero del Lavoro, nel termine perentorio di 90 giorni deve indicare queste fattispecie, con l’ausilio e con la partecipazione delle forze sociali, del sindacato e degli imprenditori, soprattutto con l’apporto di chi su questo problema del mobbing ha una conoscenza e una esperienza di carattere scientifico. Perché, dovendo affrontare problemi che riguardano la persecuzione psicologica, questo richiede, nella definizione delle fattispecie, l’esperienza, la partecipazione, le proposte, le riflessioni che vengono da un mondo scientifico, accademico.

La proposta, poi, prevede una azione di prevenzione che deve essere fatta sui posti di lavoro e di informazione, che noi riteniamo fondamentale.  Se è in atto una azione di persecuzione questa deve essere rimossa, gli effetti prodotti sospesi e la possibilità di un risarcimento.

Questa è in poche battute la proposta di legge che ho presentato. Molto semplice e molto agile. Si è evitato, e questa è la differenza rispetto all’altra proposta, di contenere degli aspetti di carattere penale. Perché secondo la mia valutazione, la mia esperienza, gli aspetti più gravi di rilevanza penale possono già oggi essere perseguiti in base al Codice Penale. E poi, per una esperienza che ho personalmente acquisito, se io metto prima l’aspetto penale, per ottenere l’intervento dal punto di vista civile, com’è notorio, il cammino è lunghissimo. E’ un’odissea lunghissima quando il problema è di far cessare immediatamente la persecuzione psicologica e, se danni ci sono stati, almeno avere immediatamente l’aspetto civile senza dover aspettare la conclusione del percorso penale. Quindi, questo è il motivo per cui abbiamo pensato che fosse bene non mettere questo aspetto.

Su una regolamentazione normativa sono sorte molte polemiche. Viene sostenuto che ci sono già tanti vincoli, tanti condizionamenti, nel rapporto di lavoro, che è quindi sbagliato introdurre nella legislazione e nella contrattazione nuovi meccanismi che possano legare e imbrigliare l’economia. Questo è un provvedimento di sostegno, le soluzioni che devono essere adottate contrattualmente non sono un qualcosa in più, un vincolo in più, sono invece una necessaria conseguenza. Il problema delle violenze è un problema antico che si è aggravato in un’epoca, come quella che noi viviamo, di profonde trasformazioni, di profonde ristrutturazioni, di grandi cambiamenti, l'epoca della globalizzazione. Certe volte penso che siamo un Paese che soffre spesso di amnesia, siamo un po’ portati a dimenticare anche importanti appigli alle nostre posizioni. Il Codice Civile, fatto nel 1942, quindi in un’epoca diversa e quando non esisteva praticamente la libertà nel nostro Paese, ha un articolo, il 2087, che recita: “l’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e, aggiunge, ricordo che siamo nel ’42, a tutelare la personalità morale dei prestatori d’opera". Abbiamo un appiglio legislativo forte e ne abbiamo un altro importante che viene dalla legislazione europea. L’Europa non è solo moneta unica, l’Europa non è solo una realtà che si occupa delle pensioni. L’Europa ha spinto anche l’Italia a prendere delle misure molto avanzate per quanto riguarda l’integrità dei lavoratori. Mi riferisco alla direttiva recepita nel decreto legislativo n. 626: la direttiva ha due elementi fondanti che sono anche alla base di questa proposta di legge e delle iniziative che vengono portate avanti nel mondo sociale. Questa direttiva dice che il lavoratore non deve essere solo tutelato dal punto di vista della integrità fisica, ma che deve esserlo anche dal punto di vista della integrità psico-fisica. Non solo tutelare il lavoratore dalla silicosi, dalla vernice o da quelle malattie professionali classiche, ma anche dal punto di vista psichico. Questo è il primo passaggio qualitativo importante della direttiva. Il secondo caposaldo di questa direttiva dice che la salute non deve essere intesa solo in maniera restrittiva, come benessere, ma la salute deve essere intesa per il lavoratore sul posto di lavoro, come assenza di disagio. Abbiamo una legislazione già operante in Italia che attua una direttiva europea che pone, con forza, la necessità di trovare una soluzione a questi problemi. Quindi, gli agganci ci sono e sono fondamentali per giustificare questa legge, per supportare questo intervento.

Aggiungo altri elementi di valutazione emersi nel dibattito sul mobbing, soprattutto per quanto concerne le iniziative assunte in altri Paesi europei. La Svezia è molto più avanti di tutti, perché è arrivata per prima a delle forme avanzate di tutela, di intervento legislativo per quanto riguarda il contrasto e la rimozione di atteggiamenti persecutori. Ma abbiamo altri esempi importanti, a livello europeo. Ne cito uno solo, l’accordo fatto alla VolksWagen, tra il sindacato e l’impresa, per rimuovere comunemente le azioni di mobbing.

Quindi, in Europa qualcosa si muove; ci sono delle statistiche impressionanti che fanno vedere come il mobbing sia pesante. Invece, nel nostro Paese, quando si parla di questi problemi il mondo delle imprese storce la bocca, è irritato e non capisce che intervenire sul mobbing, è una necessità per i lavoratori, ma è anche una necessità per loro. Perché non utilizzare i saperi, mortificare le professionalità di chi è vittima del mobbing, è una ingiustizia clamorosa, è un atto di violenza nei confronti dei lavoratori, ma è anche un atto di autolesionismo dell’impresa che non valorizza al meglio quelle che possono essere le qualità, le attitudini professionali di quella straordinaria ricchezza che è rappresentata dal lavoratore, dall’uomo e dalla donna. In Germania questo accordo non è il risultato di uno scontro, è il risultato di una comunanza di interessi, dell’interesse del sindacato di tutelare il lavoratore e dell’interesse dell’impresa di utilizzare al meglio le professionalità, le capacità di chi lavora. Ecco perché io mi ribello quando vedo situazioni come quella di Taranto. Mi sembra un insulto che uno debba chiamare contratto di novazione un per cui uno deve mortificare la propria professionalità, accettando una professionalità minore, e se non l’accetta viene punito, messo in una palazzina a non fare nulla fino a quando o c'è l’accettazione del contratto o ci sono le dimissioni non spontanee, ma le dimissioni “spintanee”, che vengono così determinate.

Debbo anche dire che ho presentato questo disegno di legge per le sollecitazioni e le spinte avute dal Sindacato dei bancari della Uil Piemontese e da altre organizzazioni sindacali, ma mai avrei immaginato che il fenomeno avesse questa dimensione e questa vastità, ed il riscontro l'ho avuto sul sito di posta elettronica nel quale mi sono pervenute una serie di richieste, di denunce, di interessamento a conoscere l’iter della Legge e delle altre iniziative. E poi ho avuto modo di approfondire i problemi con chi già da tempo si muove in questa direzione e ho visto dei dati, degli elementi che indicano un quadro notevolmente preoccupante che interessa determinati settori del Paese, determinate fasce di età, di una serie di professionalità che vengono mortificate. Per fronteggiare questa situazione in alcune realtà sono state attivate delle buone iniziative, soprattutto nel pubblico impiego ed in particolare negli enti locali, come al Comune di Torino con dei corsi per i dipendenti o in Umbria con iniziative simili; giorni fa ho partecipato anche ad un convegno della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, che ha proposto di inserire nel contratto che si discuterà dei giornalisti la costituzione di osservatori regionali sul mobbing, perché quello è un mondo dove fenomeni di rimozione e di dequalificazione hanno una loro consistenza.

Quindi, cosa fare? Io sono sempre convinto che le leggi non possono calare dall’alto, le leggi sono sempre il risultato di una spinta che ci deve essere nel Paese, è quindi è fondamentale che non ci siano solo queste leggi che vengono presentate, è fondamentale, come avvenne per lo Statuto dei Lavoratori, che ci sia una spinta, ci sia una partecipazione, ci sia un coinvolgimento del mondo del lavoro su questa tematica. Quindi è fondamentale procedere in questa direzione. Io ho proposto al Ministro del Lavoro, che si è già espresso favorevolmente sulla proposta che è stata presentata, di prendere l’iniziativa, di fare nel più breve tempo possibile una Conferenza per avere da parte del mondo scientifico e da parte di chi ha operato in questa direzione, con la crudezza dei dati e con l’autorevolezza di chi ha lavorato su quelle che sono le conseguenze sul mondo del lavoro e di poterle documentare. Ho visto quello che ha fatto la Clinica del Lavoro di Milano, quello che è stato fatto a Taranto, quello che è stato fatto in altre realtà.  Avere una sede dove dare conto di questi dati, di come sia diffuso, di quali siano i problemi che ci sono nella nostra società è una cosa importante. Non potete immaginare la fatica per costringere la televisione a parlare, ad affrontare un tema di questo genere.

Oltre a questo, bisogna chiedere alle organizzazioni sindacali, che sono alla vigilia dei rinnovi contrattuali, di porre con forza questo problema.

C'è in discussione il contratto degli assicuratori, quello dei giornalisti, c’è il contratto dei bancari, ci sono altre iniziative nel pubblico impiego; è importante che questo tema venga posto, in sede di contrattazione, perché è un modo per alzare il livello qualitativo della difesa, ma è anche il modo per essere in linea con quello che sta avvenendo in Europa.

Poi bisogna fare una azione di stimolo nei confronti del Parlamento.

Questo lo dico, e mi avvio alla conclusione, perché penso sia il modo giusto con il quale si possono affrontare i problemi della globalizzazione, soprattutto laddove ci sono problemi di disoccupazione, di ristrutturazione e di riconversione. Sono problemi che noi avremo fortissimi.

La new economy deve servire a migliorare non a peggiorare le condizioni di vita del lavoratore, quindi questo tema diventa fondamentale dovendo attuare giganteschi processi di riconversione nel nostro Paese. E se la riconversione non tiene conto di questi problemi, non tiene conto di come viene malignamente portata avanti, in maniera subdola, sottile la persecuzione psicologica, noi saremo scoperti. Perché è facile per il sindacato capire quando si colpisce l’integrità fisica di una persona. Facile. Anche per l’INAIL è facile capire quando uno ha un danno fisico. E' molto complesso, è molto difficile capire quando, invece, viene menomata l’integrità psichica. Questo richiede un maggiore livello di conoscenza, dei maggiori collegamenti con il mondo universitario, con il mondo scientifico, perché non si può entrare nella nuova economia sacrificando le condizioni ottimali di lavoro, penalizzando, quindi, i lavoratori.

Ecco perché questa è una frontiera nuova, non rappresenta, come a volte mi sono sentito dire da alcuni, una richiesta vecchia, obsoleta, quella di introdurre un altro elemento di condizionamento per lo sviluppo dell’economia. No, noi non proponiamo vecchie ricette, noi diciamo che in una nuova società, in una nuova economia, in una nuova realtà, con delle nuove frontiere ci devono essere non le garanzie di ieri, ma le tutele dell’oggi e del domani. E questo problema diventa il necessario pendant dello sviluppo e della innovazione nel nostro Paese, per fare in modo che l’innovazione sia al sevizio dell’uomo e non sia l’uomo al servizio dell’innovazione, quindi, va bene la nuova economia, va bene l’avventurarci su una strada di forte innovazione, di forte cambiamento, di utilizzo delle nuove tecnologie, ma non dimenticando mai che non si può coniugare con l'innovazione un peggioramento di quelle che sono le condizioni di vita e di lavoro all’interno delle imprese. E’ questo il senso profondo di questo movimento che c’è, di questa richiesta, di queste proposte di legge: di fare in modo che il progresso e lo sviluppo si accompagnino sempre senza mai dimenticare il valore profondo che c’è nella persona, senza mai dimenticare che innovazione, progresso, sviluppo e modernizzazione devono servire a migliorare le condizioni di vita e di lavoro della gente.