Mobbing: un fenomeno da debellare

Convegno Nazionale UIL CA

Hotel Hermitage – Galatina (le)

16 giugno 2000

 

 

 

Introduzione di Salvatore Giannetto

Segretario Generale UIL Lecce

 

 

 

C

he il mondo del lavoro stia vivendo una fase di rapida trasformazione è un fatto ormai evidente, ma altrettanto lampante è che tale trasformazione sta fornendo un alibi a quanti vogliono cancellare le regole che sono costate decenni di dure lotte e che non miravano ad altro che all’affermazione delle dignità del lavoro.

Un principio fondamentale per ogni cultura e per ogni credo, oltre che costituzionalmente fondato, ma che è oggi scambiato e contrabbandato come una “variabile indipendente” del sistema, se non come una fastidiosa appendice che impedisce al mondo del profitto di ricreare a proprio piacimento le regole del lavoro, del mercato, del costume e perfino della convivenza.

Questa premessa ritengo sia necessaria per addentrarci in un discorso delicato e fondamentale come quello del “mobbing”, ma ritengo che il suo imporsi alla cronaca degli ultimi anni sia direttamente proporzionale alla dimensione della tutela, che tollerata nel nome di una presunta politica di concertazione sul costo del lavoro e sulla gestione delle varie normative che avrebbero dovuto fornire l’occupazione, ha finito per trasformarsi in una strisciante perdita delle garanzie e delle tutele che, alla fine, avevano rappresentato e rappresentano tuttora un patrimonio comune anche per il mondo imprenditoriale.

L’attacco continuo alle tutele, che sono occupazionali ma sono anche della qualità del lavoro, ha avuto il suo culmine con il Referendum liberal-reazionario che si prefiggeva di abrogare la prima e più forte garanzia conquistata dai lavoratori: l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, ossia libertà di licenziamento.

Sono questi, tutti discorsi legati al “mobbing”, poiché il ricatto occupazionale è la prima arma a disposizione degli imprenditori senza scrupoli, e ora anche dei dirigenti pubblici stimolati ad ispirarsi al privato, a spadroneggiare senza paura di essere puniti o di incorrere in sanzioni.

Per anni la sicurezza sul lavoro è stata vista soprattutto come tutela fisica dei lavoratori, eppure già nel 1940 il Codice Civile prevedeva la tutela della personalità morale del lavoratore, mentre le Nazioni Unite, nel 1948 emanavano la “Dichiarazione Universale” dei Diritti dell’uomo che all’art. 23 chiariva esplicitamente: “Ogni individuo ha diritto a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro”. E infine la Chiesa, con l’enciclica “Laborem exercens” di Giovanni Paolo II, ha richiamato fortemente la dignità del lavoro come condizione e regola prima del rapporto lavorativo, che non deve essere mai in alcun modo sacrificato alle leggi mercificanti del mercato.

Per anni i comportamenti aggressivi e vessatori, le pressioni psicologiche e morali che si racchiudevano nel termine “mobbing” venivano, ammettiamolo, ricompresi e affrontati come conflitti di lavoro. E trovavano spesso spazi di tutela e di soluzione, almeno nelle realtà più sindacalizzate, anche e soprattutto grazie all’intervento delle organizzazioni dei lavoratori.

Di fronte alla demolizione delle tutele, di fronte allo strapotere delle imprese che agiscono nell’illegalità, di fronte alla stratificazione del potere dei dirigenti persino nella P.A., la demolizione delle qualità professionali, la pressione psicologica, i maltrattamenti diventano le armi usate con maggior disinvoltura per imporre il potere, per cui chi è più debole soccombe anche se è più bravo, o proprio perché è più bravo. E soprattutto se è piu bravo del superiore.

E’ quindi evidente che, oggi lo sappiamo con certezza, la malattia professionale può essere anche una malattia di natura psicologica e non più solo fisica e rappresenta, tra l’altro, anche un costo per la società.

Le forme in cui si può attuare un’azione di mobbing sono molteplici: attraverso l’organizzazione del lavoro e l’isolamento sociale, mediante attacchi alla vita privata, all’identità della vittima, alle sue relazioni lavorative, alle sue capacità professionali e persino umane, con la violenza fisica, le molestie sessuali, le aggressioni verbali, l’isolamento di fatto che, in alcune realtà particolari, possono significare la perdita definitiva dell’occupazione.

La varie forme di persecuzione possono essere esercitate sia dai lavoratori stessi sia dal datore di lavoro direttamente o da suoi rappresentanti.

La persecuzione sul lavoro – mobbing – che diventa politica aziendale, cioè esercitata per motivi di riorganizzazione di risoluzione del personale o per eliminare lavoratori scomodi. Oggi non è un caso che il “mobbing” sia esploso in Italia coinvolgendo circa un milione e mezzo di lavoratori, mentre sono in atto (vedi banche) nelle aziende grandi fenomeni di ristrutturazione. Cosa si fa con i dipendenti scomodi? O si pagano per mandarli via o viene attuata una strategia per costringerli ad andare via, si emarginano, si confinano.

La vicenda della palazzina dell’Ilva di Taranto è un caso emblematico, dove non il singolo, ma gruppi di lavoratori subiscono il “mobbing”, avendo solo il torto di non aver accettato il ritiro del contenzioso giudiziario o di non avere accettato il “consiglio” di ritirare l’adesione al Sindacato.

La UIL, unico esempio in Italia, si è costituita parte civile nel procedimento penale contro l’Ilva.

Con ciò, come Organizzazione, vogliamo riaffermare il nostro ruolo di difesa e tutela del lavoratore in tutte le sue forme.

Finalmente c’è in Parlamento chi ha messo in evidenza che dietro la depressione, gli attacchi di panico, la perdita di identità, di cui soffre almeno il 4% dei lavoratori italiani, ci sono le angherie dei colleghi e capi, che si consumano nel chiuso degli uffici. Un terrore psicologico, una guerra di nervi capace di trasformare un semplice lavoratore in una vittima.

In Parlamento sono state presentate proposte di legge, una a firma del ns. Onorevole Giorgio Benvenuto, in cui assumono particolare importanza le iniziative dirette a prevenire gli atti e comportamenti.

Solo con l’impegno di tutti nel fare applicare in breve tempo leggi aggiornate, faremo cessare questa umiliazione dell’uomo sull’uomo che avviene ogni giorno sul posto di lavoro.