Mobbing: un fenomeno da debellare

Convegno Nazionale UIL CA

Hotel Hermitage – Galatina (Le)

16 giugno 2000

 

 

 

Intervento del Dr. Harald EGE

Presidente “Prima” Associazione contro Mobbing e Stress Psicosociale - Bologna

 

 

M

i sento un po’ a disagio di essere qui sopra tutte le parti… parlare dall’alto in basso… è una situazione non abituale. Mi piacerebbe stare al tavolo tra tutti gli amici con i quali ci conosciamo da tanto tempo. Purtroppo, per motivi di microfono, dobbiamo stare qui sopra… e allora mi sento un po’ a disagio in questa situazione.

Innanzitutto voglio ringraziare Oronzo Pedio… è una iniziativa molto bella, io sono molto contento e faccio i miei complimenti… credo sia una manifestazione molto ben riuscita. Ringraziamo, quindi, Pedio che ha fatto un lavoro immenso e veramente ha superato tutte le difficoltà per poter organizzare questa cosa. Grazie.

In più voglio ringraziare il Sindacato Uil che, tra le Organizzazioni, è sicuramente una delle più sensibili verso queste problematiche. Noi ci conosciamo con alcuni miei amici… ci conosciamo già da anni e abbiamo rapporti più che professionali anche di amicizia… amicizie che per me sono più importanti che i rapporti professionali. Perché professionali significa limitarsi, amicizia significa invece andare oltre i limiti e poter anche mangiare una pizza insieme senza sempre discutere di lavoro. Per questo io sono molto, molto felice di questa sensibilità da parte della Uil e specialmente che abbiamo creato in questi anni queste amicizie che sono molto fiero di dichiarare ai miei amici.

Voglio iniziare, quindi, a parlare sul mobbing… sul mobbing si parla ultimamente così tanto… qualcuno sa qualcosa, qualcuno ha sentito qualcosa, qualcuno non sa niente sul mobbing, quindi cerchiamo di iniziare, di avere una generalità, una cosa specifica.

Il mobbing lo possiamo definire come il conflitto continuo. Conflitto continuo significa, in confronto al conflitto quotidiano, che il mobbing è un conflitto che va avanti con il tempo. Il mobbing non si ferma alla singola parolaccia, non si ferma alla offesa: il mobbing è una situazione che va avanti col tempo. Andare avanti col tempo significa essere nel mirino di una o più persone per parecchio tempo, spesso abbiamo avuto delle situazioni, dei casi che duravano anche 10 – 15 anni… La prima vostra domanda potrebbe essere: “ma perché dura così tanto tempo?” Se uno ha questo problema perché non se ne va? Se uno ha questo problema perché non cerca di limitarlo? Io voglio fare un punto di riferimento molto preciso proprio sul leccese, qui… sulla Puglia. Specialmente nel leccese mi ha detto Pedio, ieri, che c’è un’altissima disoccupazione… la disoccupazione è una complice del mobbing. Disoccupazione significa non avere alternative, non avere scelte, dobbiamo prendere quello che ci arriva. Non abbiamo la possibilità di scegliere… “va bene, se qui non va bene su questo posto di lavoro me ne vado e prendo un altro posto…” Queste scelte non le abbiamo con la disoccupazione. Siamo costretti a tenerci un posto di lavoro spesso per venti o trenta anni. Spesso nella scienza, specialmente negli ultimi 50 – 60 anni, i maggiori studi sono stati condotti negli Stati Uniti, e gli Europei in un complesso di inferiorità, hanno preso tutto quello proveniente dall’America come per forza buono e all’avanguardia. Nel mobbing non è così. Gli Stati Uniti è uno degli ultimi Paesi che ha affrontato la conoscenza di questa problematica. In Australia addirittura nel 1998 hanno fatto una ricerca sul wistleblowing… quindi addirittura gli Australiani prima degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti sono uno degli ultimi paesi nella conoscenza del mobbing. Perché succede? Perché negli Stati Uniti c’è una bassissima quota di disoccupazione. La media americana di disoccupazione è 5.9%. E’ la metà della media europea… Questo significa che ci sono degli Stati come l’Arizona, il Nevada, il New Messico, la California meridionale, ecc.. Ci sono degli Stati, negli Stati Uniti, che hanno zero disoccupazione, hanno piena occupazione. Se io ho piena occupazione non ho mobbing, perché se io ho un problema, me ne vado. Se io vedo un conflitto, non mi piace il conflitto… io prendo i miei documenti e me ne vado, perché so che c’è un’alternativa. Negli Stati Uniti è così, in Europa non è così. Specialmente adesso, tenendo conto della situazione particolare della Puglia meridionale, con un’altissima disoccupazione è logico, è naturale, purtroppo, che la lotta sul posto di lavoro prenda delle forme spessissimo anche sleali. Sul singolo posto di lavoro la lotta sarà sempre più inquietante, sarà sempre più cattiva, più aggressiva. Lui ha un posto di  lavoro e allora si cerca di lottare per questo posto, anche fino all’ultimo sangue … e succede il mobbing. Lo stesso vale per l’imprenditore. Un imprenditore che ha un’azienda in una zona con alta disoccupazione è chiaro che non può licenziare le persone. Potrebbe aumentare lo scontento generale sociale. Quindi, fa il bossing, cioè il mobbing come politica aziendale per buttare fuori delle persone. Molto semplice. Ho il signor Rossi che non vuole andarsene, vorrei licenziarlo, non posso, allora lo faccio diventare talmente ostile nei suoi confronti che se ne va da solo.

Quando abbiamo iniziato il nostro lavoro in Italia, parlo del ’92, sul mobbing – e dal ’96 abbiamo organizzato questa Associazione che si chiama Associazione Prima, quando abbiamo iniziato nel ’92, venendo dalla cultura tedesca, germanica… ovviamente… come sentite anche dalla mia pronuncia, non credevo quante persone avrei incontrato che si trovano senza lavoro… ma non senza lavoro nel senso di disoccupazione, ma essere occupato senza scrivania, senza compiti… non l’avrei mai pensato. Abbiamo nell’Associazione, non so quanti casi di persone, che si trovano davanti ad una scrivania vuota. Una scrivania vuota, senza compiti, senza far niente. Pensate adesso il costo che il mobbing può causare: quelle persone sono pagate per fare niente. Qualcuno di voi dice adesso, sicuramente, “ottimo, io sto cercando da anni un posto così”, no? Anch’io incluso sto cercando da anni un posto così… Però, ovviamente, questo non è così facile. Come sappiamo la definizione di stress significa il sovra o il sotto carico di lavoro. E’ la definizione del ’54 di Seyle, che ha inventato questa definizione di stress. Sovra o sotto carico. Tutti voi quanti potete fare un esercizio, se avete voglia, per comprendere queste persone. Domenica, se non avete niente da fare, mettetevi in una stanza, senza libri, senza tv, senza radio… mettetevi un giorno, vedete come siete stressati, come siete distrutti la sera. Essere costretti un giorno intero a stare così. E’ bestiale, è veramente bestiale. Proprio qui in Puglia abbiamo avuto un caso di un signore che, per motivi di raccomandazione, volevano sostituirlo con un'altra persona… lo hanno messo in una struttura che stavano per costruire, non c’era ancora la luce, non c’erano ancora mobili, ecc… Immaginate, lui doveva andare lì con la candela, doveva accendersi delle candele… quando è diventato inverno, buio, perché non c’era luce. Lui da casa ha dovuto portarsi una sedia, un tavolo… non c’era niente. Ho visto le fotografie che mi ha mostrato… era una costruzione ancora in cemento, si vedeva ancora il cemento. Non era, come si dice, stuccato? Si, intonacato. C’era ancora il cemento nudo. Lo hanno messo lì!

Situazione simile all’Ilva, a Taranto. Però sull’Ilva non voglio adesso parlare perché ormai parlano tutti di questa cosa, è stata anche parecchie volte in Tv… Io voglio parlare del signor Rossi, questa singola persona che soffre in silenzio, che non è in tv. Nessuno parla del signor Rossi, voglio parlare di questo che soffre in silenzio.

Il mobbing è una situazione che è caratterizzata da vari attacchi. Noi abbiamo categorizzato cinque tipi di attacchi. Come prima categoria abbiamo gli attacchi ai contatti umani. Attacchi ai contatti umani significa che una persona, ad esempio, viene limitata nella sua possibilità di esprimersi. La persona non ha la possibilità di parlare fino in fondo, viene sempre interrotta, la persona che parla e non ti lascia mai finire il tuo discorso, viene sempre interrotta (quello che tra di voi è sposato lo sa benissimo cosa significa, no?). Quindi, la persona che non ha possibilità di dire il suo parere, fargli capire che non siamo interessati di ascoltare le sue idee.

La seconda categoria, classe possiamo dire, è quella dell’isolamento sistematico. Isolamento sistematico significa quello che ho appena detto che una persona viene anche fisicamente spostata. Fisicamente spostata significa metterla alla fine del corridoio, in una stanza senza colleghi, senza mansioni delle volte… anche… però, fisicamente lontano dagli altri.

La terza classe, la terza categoria che abbiamo individuato, è quella del demansionamento. Demansionamento significa che una persona, ad esempio un laureato, e chi fra di voi è laureato sa cosa significa essere laureato, significa anni di sacrifici… quattro, cinque sei anni di sacrifici senza stipendio, sudando, avere tutto lo stress degli esami, ecc. ecc.. Una persona laureata si trova, all’improvviso, otto ore al giorno davanti ad una fotocopiatrice… immaginate che stimolo può avere questa persona. Con tutto il rispetto per quelli che sono addetti, per lavoro, alla fotocopiatrice. Però lo so prima, questo, se io vengo assunto per fare fotocopie lo so, lo accetto questo lavoro… per fare fotocopie. Però se una persona viene assunta per una cosa responsabile e si trova all’improvviso davanti ad una fotocopiatrice potete immaginare come è umile questo lavoro e ciò che crea per la persona. Nuoce alla salute, questo. Ne parleremo dopo.

La quarta situazione, la quarta classe di attacchi è quella che, secondo me, è la più vigliacca ed è quella di distruggere la reputazione di una persona. Distruggere la reputazione può avvenire su due strade, su due vie. La prima via è quella di distruggere la reputazione professionale, l’altra la reputazione privata. Professionale significa quando ad una persona si affibbiano delle cose come quella del fannullone, ad esempio. La cosa più semplice. Questo nuoce ovviamente alla sua reputazione. Spesso viene aiutato anche questo, questa maniera di agire, con sabotaggi veri e propri. Abbiamo visto dei casi che una persona è andata lunedì mattina in ufficio e tutto il suo lavoro della scorsa settimana sul computer è stato cancellato. Tutti i file cancellati. Dopo si dice di lui “è un fannullone, la scorsa settimana non ha fatto  niente”. Così abbiamo la prova, lui non ha fatto niente, guardate il computer è vuoto. Quella ovviamente del privato, io non vorrei andare nei particolari, sparlare ad esempio della persona sulla sua convinzione politica, sulle sue prassi sessuali, sulle sue convinzioni religiose, ecc… bla, bla, bla. Tutte queste cose che non ha importanza se sono vere o no, ma non fanno parte del mondo del lavoro. Se uno è di Sinistra o di Destra va benissimo, ne ha tutto il diritto, siamo in uno Stato democratico. Ma queste sono tematiche che non c’entrano sul posto di lavoro. Perché il lavoro si occupa del lavoro e non di politica o della vita privata di una persona. Se una persona è omosessuale va benissimo, se lui preferisce… io ho altre preferenze, però a me non interessa questa cosa, perché è un posto di lavoro, questa è vita privata. Cosa lui fa dopo una certa ora, quando ha finito il lavoro, sono problemi suoi, non miei. Quindi, non c’entrano e non devono configurare sul posto di lavoro.

La quinta categoria, ultima classe, è per fortuna quella meno rappresentata. E’ quella della violenza vera e propria sul posto di lavoro o minaccia di violenza. Troviamo, ad esempio, molesti sessuali, violenza minore, ad esempio, uno schiaffo per dare una lezione ad una persona. Troviamo anche dei danni che vengono procurati ad una persona come, ad esempio, rigare la macchina o veri e propri atti di sabotaggio, ad esempio, come ho detto prima, cancellare tutti i file che uno ha fatto. E’ chiaro, potete facilmente immaginare, che queste problematiche danneggiano anche le aziende stesse. E’ chiaro, il sabotaggio è un forte costo anche per l’azienda.

Parliamo, invece, delle conseguenze per la salute di una persona. Una persona che soffre di queste problematiche ha problemi spessissimo psico-somatici. I problemi psico-somatici possono essere rappresentati in varie forme. La più frequente tra le vittime di mobbing è la depressione. Abbiamo più dell’80% dei nostri casi che hanno problemi di depressione. Abbiamo molto forte anche l’insonnia: 9 su 10 vittime di mobbing  hanno problemi di insonnia. Insonnia potete facilmente immaginare cosa significa. Qui ho i dati: il 45% di tutte le vittime ha sempre insonnia, il 21,6 % ha spesso insonnia, il 26,2 % ha qualche volta insonnia e solo il 6,6 % non ha mai avuto insonnia. Insonnia significa stare, spesso con questo caldo, ovviamente come me in questo momento, sudando nel letto girandosi, notti in bianco. E potete immaginare questo cosa significa. Sicuramente voi avete già fatto una notte d’insonnia, almeno nella notte di nozze. (Io nella mia notte di nozze ho dormito benissimo perché ero talmente stanco che mi sono forse perso qualcosa). Comunque una notte d’insonnia significa, la perdita di sonno, significa creare altri problemi psico-somatici, ad esempio, la perdita di concentrazione, la perdita di memoria. La persona che è stanca non riesce a concentrarsi ugualmente rispetto a una persona che è completamente equilibrata, completamente tranquilla. Agitazione, aggressione… abbiamo poi.

Sulla aggressività voglio parlare di un caso che ho incontrato tre settimane fa, ho fatto una ricerca in un manicomio criminale, di una persona che ha ammazzato la famiglia del suo datore di lavoro. Mi ha raccontato in tutti i particolari come ha ammazzato i due bambini e la moglie. Invece di essere pentito lui dice ancora oggi “peccato che non c’era il datore di lavoro, perché volevo far fuori anche lui”. Voi sicuramente vi chiedete come è possibile che una persona arrivi a questi livelli. Tutto è possibile. Tutto è possibile. Quando noi sentiamo un’ingiustizia dentro di noi cresce un potenziale di aggressività che sale pian piano. Vogliamo fare qualcosa ma spesso la mancanza di strumenti ci fa venire più rabbia. Questa aggressività può rivolgersi contro se stessi, in forma di depressione, o contro altri in forma di violenza. La violenza, invece, può dividersi finora in due parti: contro noi stessi e abbiamo alla fine casi di suicidio, o tentato suicidio, o contro altri come questi casi di omicidio.

Il mobbing arriva a qualsiasi livello. Ognuno di noi è capace di fare una pazzia, dipende soltanto fino a quando uno cuoce. Ognuno di voi forse dice adesso “ a me non può mai capitare”. Pensate soltanto la scorsa settimana credo, quel caso di quel vigile credo a Lecco… dov’era, che ha fatto fuori tutta la sua famiglia e se stesso. Tutti sapevano era una persona tranquillissima, era un buon padre di famiglia, ecc., una persona buonissima… è arrivata la pazzia così. Se noi siamo abbastanza sotto una situazione di stress e se si prosegue questo modo siamo capaci di fare qualsiasi pazzia. Questo dimostra la forza inumana delle persone in situazioni di emergenza. Quando cade un aereo, quando affonda una nave, ecc., tutte le persone hanno delle forze inumane perché è una situazione di emergenza. Lo stesso sul posto di lavoro quando noi ci troviamo da anni demansionati, stressati, spesso nel mirino di parolacce, di offese, allora un giorno non ne possiamo più. Io non dico che tutte le persone adesso devono fare suicidio o omicidio, chiaramente e per fortuna non succede questo. Però questi pochi casi che abbiamo mi fanno capire che è una cosa molto pericolosa. Molto pericolosa.

Alla fine, credo che debbo arrivare alla fine, perché altrimenti potrei parlare per ore sul mobbing, ovviamente. Alla fine vorrei dire ancora alcune cose. Il mobbing è una situazione dove spesso non possiamo fare niente perché siamo lì, fermi, e un altro comincia, per esempio, se il datore di lavoro vuole fare fuori alcune persone ci attacca gratuitamente. Però non significa che una persona non deve ribellarsi, stare zitto è la cosa peggiore. Chi tace acconsente, far niente è la cosa peggiore. Noi abbiamo fatto una bella esperienza negli ultimi anni con corsi di autodifesa verbale. Abbiamo avuto un successo incredibile. Proprio alla fine della prossima settimana facciamo nuovi moduli di autodifesa verbale in Sardegna. Diamo alle persone uno strumento in mano per sapersi difendere verbalmente da attacchi. Perché noi spesso stiamo male non per il fatto che uno ci dice una parolaccia. Se io a qualsiasi di voi, se io gli dico sei un’idiota o qualcosa di simile non sta male per la parola in sé, idiota, sono sei lettere, nient’altro… sono sei lettere, è una parola come qualsiasi altra. Però noi stiamo male per la nostra mancata reazione, durante la notte abbiamo l’insonnia perché pensiamo “porca miseria, dovevo rispondere così, così, così… Ci accorgiamo dopo, più tardi, ci accorgiamo più tardi perché noi pensiamo dopo: “ah se io avessi detto quello, quello, quello”… e ci prepariamo per il prossimo conflitto se mi viene di nuovo così, allora risponderò così, ma la prossima volta mi dice un’altra cosa e di nuovo sono sprovvisto. Facciamo questi corsi di autodifesa verbale per raggiungere due scopi: il primo scopo è la prevenzione, cioè, per vittime del mobbing o che non vogliono mai diventare vittime del mobbing, per dare uno strumento in mano per saper agire un conflitto, per saper rispondere nei momenti cruciali. Come un corso di autodifesa normale, Karate, Judo, ecc. che ti prepara alla difesa fisica, noi prepariamo alla difesa verbale. La seconda cosa è quella di non far diventare una situazione di mobbing. Spesso noi veniamo provocati per reagire in maniera esagerata. Io cerco di stuzzicare sempre una persona, per molto tempo, sperando che lui mi dia dello stronzo, scusatemi la parola, perché così posso dire a tutti “guardate lui mi ha offeso,  allora è lui il mobber, non io…” Quindi, noi facciamo questi corsi per preparare le persone e per fortuna abbiamo avuto finora ottimi risultati, più dell’80% dei partecipanti hanno dichiarato di aver migliorato la loro situazione. Quindi alla fine posso solo dire queste cose, l’Associazione Prima e volevo dire qui una cosa in proprio… ultimamente sono nate in  dodici mesi quattro, cinque, sei nuove associazioni. Sono in prima linea, credo, associazioni di vittime per vittime. Però se io ho mal di denti non fondo una associazione di tutti quelli che hanno mal di denti, io vado dal dentista. Io posso piangere insieme con altri che hanno mal di denti, fantastico! Però cosa risolvo? L’Associazione Prima, nata il 23 gennaio 1996, è un’Associazione di esperti di mobbing, di scienziati di mobbing. Esperto viene dalla parola esperienza… e possiamo documentare un’esperienza pluriennale. Le nostre ultime ricerche, i nostri ultimi risultati li pubblicheremo adesso, a fine luglio, al Congresso Mondiale di Psicologia a Stoccolma. In questi Congressi, e questo è molto divertente, questo mi fa un po’ ridere, io che sono tedesco rappresento da anni l’unico rappresentante dell’Italia nel settore mobbing. Questo è un po’ buffo, ma io sono molto orgoglioso di questa cosa perché il nostro lavoro da anni è in Italia. E allora è giusto rappresentare l’Italia. Questo mi rende molto orgoglioso e molto contento. E lì, adesso, questa è un’altra cosa che voglio chiarire, in molti libri che sono usciti ultimamente è stata nominata una scaletta di vittime di mobbing di vari Paesi. E’ scritto, credo, l’Inghilterra 16% di vittime, e vari Paesi. Alla fine l’Italia, 4.6, credo, 4.8%. Lo scorso anno nel Congresso Europeo di Psicologia del Lavoro a Helsinki abbiamo discusso molto di questa cosa. Sono dati falsificati! Falsificati… L’abbiamo dimostrato, questo, lo scorso anno a Helsinki abbiamo fatto una lunga discussione su questo perché questi dati vengono da ricerche che sono fatte diversamente. Quel 16% dell’Inghilterra è nato da una ricerca di economia e commercio. Il mobbing in Inghilterra, chiamato bulling, viene dalla business school non dalla psicologia. Quindi, loro, vedono il mobbing come uno stile di guida sbagliato in azienda. E’ completamente un’altra percezione. In altri Paesi hanno fatto ricerche in altro stile, quindi, si è paragonato in questa cosa europea, varie ricerche di vari approcci. Non è lo stesso approccio. Per questo abbiamo concluso lo scorso anno a Helsinki che sono dati falsificati. Io non posso confrontare una ricerca in economia e commercio con una ricerca in psicologia, con una ricerca in medicina. Sono dati diversi. Non vuol dire che in Inghilterra il 16% e in Italia solo il 4.6 o 4.8% sono vittime di mobbing, assolutamente no. Sono ricerche di vario tipo. E’ molto importante dire questo.

Arrivando alla conclusione Vi ringrazio per l’ascolto, rinnovo il mio ringraziamento a Oronzo Pedio di cui ho grande stima, che è riuscito a fare una bellissima cosa e ringrazio la collaborazione e la sensibilità del Sindacato Uil che da anni, credo, oltre che la collaborazione abbiamo l’amicizia che mi ha fatto molto, molto piacere, e questa sensibilità è necessaria per combattere il mobbing. E’ importante. Tutte le persone che vengono da noi, noi facciamo delle analisi con le persone, sia psicologiche, sia mediche, sia legale anche… io non prometto a nessuno di risolvere il caso, noi proviamo a risolvere. Io non posso dare a nessuno la garanzia che vinciamo, noi proviamo, cerchiamo. Questo credo è molto importante dire qui, infine, perché la sensibilità delle persone è importante e, insieme, credo che riusciamo anche a fare belle cose. Però dobbiamo anche renderci conto che il mobbing non si estingue mai, mai… perchè spesso ha motivazioni anche personali, ambizione, antipatia, gelosia, ecc… Io ho sempre detto “la madre degli aggressori, dei mobber è sempre incinta”. Quindi, non si estingue mai, però, dobbiamo combatterlo ed è una lotta che durerà sempre perché, come ho detto, antipatia, gelosie, ecc., ambizioni, le avremo sempre. E’ giusto che sia così, siamo esseri umani, non siamo dei robot, non siamo dei computer. Per fortuna è così. Però non deve diventare sleale, se io ho un’antipatia con una persona cerco di limitare ovviamente i miei contatti… specialmente fuori dall’ufficio non devo andare a mangiare una pizza con lui. Però non devo fare mobbing, perché il mobbing per me è un reato!

Grazie.

 

 

 

 

 

 

 

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Parte integrante degli Atti del Convegno sul Mobbing del 16 giugno 2000 – Hotel Hermitage Galatina (Le) – di prossima pubblicazione.